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Non ci si deve solamente aspettare, da questo libro, ciò che il titolo (seppur geniale nella sua semplicità) potrebbe suggerire. In questa storia c'è ben più di un guizzo di intuizione o una scoperta casuale di self-help. Nella prima parte della vicenda, il protagonista accompagna il lettore in un viaggio che attraversa un dolore lungamente subito e mai accettato. Con un linguaggio di notevole potenza espressiva, ripercorre momenti e fasi in cui ciò che genericamente si può chiamare "disturbo" o "malessere", diventa tormento, che invade ogni aspetto della vita. Ma arriva il momento in cui il protagonista cambia prospettiva nei confronti del dolore e, da oggetto in balia di un fatalismo sofferente, diventa soggetto artefice della propria condizione. È allora che il suo approccio diventa scientifico: studia, ricerca, confronta, sperimenta il nuovo, ne valuta vantaggi e potenzialità, non si accontenta di un primo successo, cerca conferme oltre la sua propria convinzione. Con l'atteggiamento da ricercatore, ripercorre in un conciso excursus storico le tappe dei metodi di trattamento di questo male antico: le emorroidi. È proprio in questa ricerca che si imbatte in un fatto risolutore
